Autorizzazioni impianti viticoli: cosa c’è da sapere

de geier.it
Autorizzazioni impianti viticoli
Foto: 123RF

Il sistema delle autorizzazioni impianti viticoli è un meccanismo, nato sulla spinta dei produttori di uve da vino, che mira ad evitare crisi produttive nel settore e conseguenti diminuzioni di prezzo di uve e vini.

Come funzionano le autorizzazioni impianti viticoli?

Le norme sull’impianto di nuovi terreni coltivati a vite sono contenute nelle circolari Agea. Attualmente la superficie disponibile per nuovi impianti sull’intero territorio nazionale è pari all’1% della superficie vitata italiana, integrata con eventuali superfici per le quali era stata richiesta l’autorizzazione l’anno precedente, ma cui è seguita una rinuncia. Nel 2020 la superficie disponibile per nuovi impianti è risultata di 6.722 ettari. I viticoltori che desiderano ampliare i propri impianti senza ricorrere ad estirpazioni di impianti precedenti (in quel caso il permesso viene concesso in modo automatico) devono richiedere apposita autorizzazione all’ente competente, ovvero il Ministero delle politiche agricole.

Le autorizzazioni impianti viticoli sono trasferibili?

Le autorizzazioni non sono assolutamente trasferibili, ma il legislatore ha dovuto intervenire per limitare in modo drastico l’aggiramento di questa norma. Nel recente passato infatti è spesso accaduto che produttori con forte interesse all’espansione delle proprie superfici vitate ricorressero ad una procedura formalmente corretta, ma assolutamente mirata ad eludere la norma. Il viticoltore interessato all’ampliamento affittava impianti da agricoltori residenti in regioni dove la viticoltura non brilla per redditività e pertanto desiderosi di cessare l’attività a breve. Poco dopo l’impianto veniva estirpato e l’autorizzazione al nuovo impianto “migrava” nella regione del viticoltore interessato all’ampliamento.

Il parere della Commissione europea e la modifica anti “giochetti”

La stessa Commissione europea si era pronunciata su questo curioso modo di procedere, bollandolo come attività agricola non normale, a maggior ragione se il nuovo affittuario di fatto non ha svolto alcuna attività di manutenzione e cura dell’impianto prima dell’estirpazione. Il decreto ministeriale 935 del 13.2.2018 di fatto impedisce il “giochetto” in quanto proibisce l’estirpazione degli impianti per un periodo di cinque anni, fatti salvi i casi cosiddetti di forza maggiore,  impedendo così l’aggiramento della norma.

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